Violoncellista

Suonare è un’esperienza che abbraccia una vasta gamma di emozioni.
Giorgia D’Onofrio è nata a Padova il 10 agosto 2002. Si è trasferita a Cuneo per studiare al Conservatorio Ghedini sotto la guida del Maestro Andrea Cavuoto:
«È una persona che mi ha guidato con grande competenza e sensibilità, aiutandomi a crescere. La sua capacità di comunicare e di stimolare la riflessione mi ha permesso di affrontare il mio percorso con maggiore consapevolezza e motivazione».
Come descriveresti la tua esperienza al Conservatorio Ghedini?
La mia esperienza al Conservatorio Ghedini è formativa e arricchente: studiare con il maestro Cavuoto è stato fondamentale per il mio percorso. Quando sono arrivata qui, da lui ho subito percepito un altro livello nel fare musica, molto più profondo e introspettivo. Mi sta insegnando molto, sia dal punto di vista tecnico sia da quello interpretativo ed è proprio grazie a questo nuovo equilibrio che ho imparato a crescere. L’ambiente del Conservatorio di Cuneo è intimo e accogliente e sono davvero felice di aver preso la decisione di far parte di questa realtà. Vi ho trovato un ambiente calmo, riservato e tranquillo, che ha sicuramente influito sulla mia crescita. La serenità che si respira facilita la concentrazione totale sullo studio. La tranquillità dell’ambiente favorisce anche un equilibrio interiore, fondamentale per affrontare le sfide del percorso musicale.
Raccontaci un aneddoto che è avvenuto in Conservatorio.
Mi viene in mente una cosa successa durante la prima sessione di esami di violoncello a Cuneo. Durante le prove d’esame, io ed i miei compagni ci siamo seduti in fondo al salone, dietro una porta a vetro, per poter ascoltare in silenzio i nostri colleghi mentre si esibivano. È una situazione che ad ogni esame si ripete permettendo di concentrarci e riflettere sul nostro percorso, ma che crea anche un senso di comunità. Quando è arrivato il mio turno, ho sentito di essere sostenuta dal gruppo classe, e mi sono sentita meno sola al momento dell’esame. È una bellissima sensazione di solidarietà e supporto.
A che anno sei?
Attualmente sto frequentando il primo anno di Biennio. Terminerò il triennio a marzo 2025.
Da quanto tempo suoni e come hai iniziato?
Suono da molti anni: la mia carriera musicale è iniziata quando avevo solo 5 anni, cantando nel coro Cesare Pollini di Padova. A 8 anni ho iniziato a suonare il pianoforte al Conservatorio, dopo aver fatto due mesi di preparazione per l’ammissione. Poi, alle scuole medie ho iniziato a suonare il violoncello, sono entrata al Conservatorio prima a Padova e poi mi sono trasferita a Cuneo per studiare con il Maestro Cavuoto.
Come hai scelto il tuo strumento?
Ho scelto il violoncello durante le scuole medie musicali in un modo piuttosto particolare. Un giorno, mentre stavo decidendo quale strumento suonare, per curiosità, ho chiuso gli occhi e ho puntato la penna su un foglio con i nomi degli strumenti disponibili in quella scuola. Quando ho aperto gli occhi, la penna puntava proprio sul violoncello. Ho interpretato questo come un segno, e da quel momento è stato il mio strumento, diventando parte fondamentale della mia vita.
Cosa significa per te suonare?
Suonare per me non significa una cosa sola, ma è un’esperienza che abbraccia una vasta gamma di emozioni. È come, per esempio; ridere, piangere, correre, amare o odiare: ogni performance è un momento unico che può suscitare eccitazione, sgomento, gioia o dolore. Suonare significa esprimere attraverso me stessa, il mio strumento e la musica le emozioni più profonde che possa provare, cercando di dare voce a ciò che il compositore ha voluto trasmettere, ma anche arricchendo l’esecuzione con la mia interpretazione personale. È un dialogo continuo tra me, la musica e il pubblico.
Come descriveresti il lavoro nel mondo della musica e in che modo il Conservatorio ti ha preparato ad affrontarlo?
La musica, per me, è qualcosa di molto più di una professione: è un’esperienza profondamente personale. Confucio diceva “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”, e credo che questa frase racchiuda perfettamente il mio approccio alla musica. Ogni nota, è un passo verso la mia realizzazione, sia come artista che come persona. Il Conservatorio mi ha dato gli strumenti tecnici e la preparazione professionale per affrontare le sfide quotidiane, ma mi ha anche insegnato a coltivare la passione e a restare fedele ai miei obiettivi. Mi ha preparato a comprendere che, seppur il percorso possa essere difficile, trovo nella mia passione il senso e la forza per perseguire il mio sogno di vita.
Qual è l’insegnamento più prezioso che hai appreso in Conservatorio?
È sicuramente il valore di sapere “stare al proprio posto”, non solo in ambito musicale: è una lezione di vita che potrei tradurre in: imparare a riconoscere e rispettare il proprio ruolo all’interno di un gruppo, sia in ambito artistico che personale. Il Conservatorio mi ha insegnato a essere consapevole delle mie forze e delle mie debolezze, sempre con umiltà e rispetto. Questo concetto di “posto” è fondamentale non solo nella professione, ma anche nelle relazioni interpersonali.
C’è un brano particolarmente significativo per te e perché?
Sono diversi: c’è “Adagio” di Samuel Barber, che da molti anni lega la mia famiglia, e poi c’è anche “Hallelujah” di Leonard Cohen, che ha avuto un ruolo fondamentale nel mio percorso musicale: è stato grazie al canto di questo brano che mio zio Giorgio ha capito che avevo una predisposizione per la musica, incoraggiandomi a intraprendere questo percorso di studi.
Infine, c’è il Quartetto n. 8 di Shostakovich, che ho avuto il privilegio di suonare con alcuni miei carissimi amici ed è stato uno dei primi brani che mi ha avvicinato alla musica del Novecento: da allora ho sviluppato una passione per la musica russa di quel periodo.
Quali obiettivi o sogni hai?
Fin da piccola ho sempre sognato di diventare un’orchestrale di un’importante orchestra. Crescendo, però, ho capito che ogni percorso lavorativo con il mio strumento ha il suo fascino e potrebbe piacermi, che si tratti di fare parte di un’orchestra o di suonare come camerista. Ogni esperienza mi aiuterà a capire meglio quale direzione prendere, esplorando ogni possibilità che mi si presenti.
Come ti vedi da qui ai prossimi dieci anni, in relazione alla musica?
Mi vedo ancora immersa nella musica, in qualsiasi forma essa mi sia riservata. La musica è una costante che accompagnerà sempre la mia vita, indipendentemente dal percorso che prenderà. La mia musica è parte di chi sono, e non importa dove mi porterà, sarà sempre il mio punto di riferimento, la mia forza e la mia fonte di realizzazione.
Perché hai scelto di aderire alla proposta di farti fotografare e di raccontare la tua esperienza?
Penso che sia un’iniziativa interessante e significativa da parte del Conservatorio. Mi piace l’idea di condividere il mio percorso, che è ancora in corso. In più penso che raccontare il proprio cammino possa essere un modo per riflettere sui progressi fatti e sulle sfide affrontate.