Cantautrice
La musica è infinita scoperta e ricerca.
Si chiama Giulia Dogliatti ma il suo nome d’arte è Dreaming Alis: nata a Savigliano nel 1992, è attualmente residente a Pagno. Frequenta l’ultimo anno del biennio del Conservatorio e si sta specializzando in didattica del pianoforte dopo essersi laureata in canto Pop/Rock e aver frequentato due anni di Jazz, quando il corso era ancora denominato “Canto Jazz per Pop”.
Io sono cantautrice, per cui voce e pianoforte sono, fin da quando ero piccola, due strumenti preziosi per mettere in forma canzone la mia interpretazione della realtà, come l’elaborazione di sentimenti, emozioni e vissuti.
Giulia sta conseguendo anche la Laurea triennale in Musicoterapia presso l’Associazione Professionale Italiana Musicoterapeuti di Torino ed è Specializzata in Svara Yoga (Yoga del Suono e della Voce) presso il Gitananda Ashram di Altare (SV); è inoltre laureata in Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa (Inglese e Hindi) presso l’Università Degli Studi di Torino.
Ci ha raccontato la sua esperienza perché «può essere utile a chi cerca di orientarsi in un contesto che sicuramente non è facile, soprattutto per chi sente di essere un po’ outsider».
Da quanto tempo suoni e come hai iniziato?
Suono e canto da quando avevo sei anni. La voce è stata fin da subito un’espressione spontanea e ad alti volumi, ma ho iniziato a studiare prima il pianoforte, in adolescenza anche scegliendo le scuole medie musicali. Fin da quel momento, la musica è stata una scelta solitaria, che mi ha portata lontana dal percorso standard della maggior parte della società.
Cosa significa per te suonare?
Significa integrare tutti i pezzi della mia personalità nella musica. Infatti, ho chiamato proprio “Pezzi Di Me” lo spettacolo di teatro musicale con cui mi sono laureata, che racconta la ricerca di sé fatta dalle cantautrici tramite la propria voce e la scrittura.
C’è un brano particolarmente significativo per te?
Ce ne sono due: il primo è “I’m That” di Franco Battiato e Cristina Scabbia che è una sorta di manifesto in cui l’Essere Musicista viene descritto come libero da ogni ideologia, etichetta, credo o fazione. Il secondo è il mio brano “Creando Vides”, che significa “Creando riuscirai a vedere”: vuole essere la voce che guida a cercare e costruire la nostra vita con gli elementi unici e inimitabili di cui ciascuno di noi è composto.
Come descriveresti la tua esperienza al Conservatorio Ghedini?
Sfidante e arricchente. Sicuramente mi ha fatta crescere, ma bisogna anche essere consapevoli di un meccanismo che non sempre è sano.
Che ambiente hai trovato al Conservatorio Ghedini? Ha influito sulla tua crescita personale oltre che strumentale?
Ero l’unica donna (e l’unica cantante) in una classe di ragazzi, e sicuramente ha influito sull’imparare a far valere la mia voce, intesa anche come opinione. Allo stesso tempo mi ha aiutata a validare le mie capacità anche strumentali al pianoforte, quando si pensa spesso che una cantante possa solo eseguire senza pensare o avere un pensiero musicale.
Uno dei ricordi più belli è aver potuto rappresentare, insieme ai ragazzi della band che mi hanno accompagnata, il dipartimento di Pop in uno dei concerti di canto Jazz del conservatorio. Dimostrare che tutti i “generi” hanno pari dignità, e che si possono integrare in armonia, al di là di “etichette” ed elitarismi. Per me è importante il concetto che tutta la musica è commistione.
Quali sono i tuoi docenti?
I due principali sono Diego Baiardi (pianoforte) e Silvia Cucchi (pedagogia e psicologia musicale).
Qual è l’insegnamento più prezioso che hai appreso in Conservatorio?
Chi ha più predisposizione ma non si impegna perché si sente arrivato, otterrà sempre meno risultati di chi si impegna per superare i propri limiti. Il Ghedini mi ha aiutata a diventare consapevole della mia formazione e delle mie competenze, in un mondo in cui tutti millantano di saper fare, e a saper gestire situazioni lavorative di diversa natura, dal palco allo studio, ma anche dinamiche con persone di diversa estrazione sociale e modo di lavorare.
Quali obiettivi o sogni hai?
Mi vedo in approfondimento continuo… perché la musica è infinita scoperta e ricerca. Voglio approfondirla in ogni ambito che ho finora toccato: dal cantautorato e ai concerti annessi, agli spettacoli di teatro musicale che scrivo, alla didattica applicata alla Musicoterapia, in cui mi sto formando presso l’Associazione Professionale Italiana Musicoterapeuti; alla didattica in vari contesti educativi. Continuare a vivere la musica a 360° è il mio obiettivo, utilizzandola come mezzo per migliorare il mondo di cui tutti siamo parte, continuando a scrivere canzoni e spettacoli il cui significato possa far risuonare un cambiamento nelle persone, se vi si sentono rispecchiate. Sogno anche di aprire un mio centro in cui guidare le persone attraverso la musica (canto, Songwriting, pianoforte, musicoterapia, didattica per i bambini), nella forma più adatta a loro.
Potete ascoltare i lavori di Giulia qui: