Tommaso Saganowski-Sreniawa

Tommaso Saganowski-Sreniawa

Pianista

Foto di Paolo Viglione

Vorrei che il pubblico non rimanesse indifferente alle mie interpretazioni, vorrei riuscire a condividere con le persone le idee, le sensazioni e le storie che quando suono prendono vita in me.

Tommaso Saganowski-Sreniawa è nato nel giugno 2004 a Torino, città dove si è successivamente diplomato con il massimo dei voti presso il liceo scientifico Galileo Ferraris. In parallelo al percorso scolastico, ha condotto studi musicali che lo hanno portato a suonare il violoncello e il pianoforte. Questo secondo strumento è al centro del corso di laurea che sta frequentando al Conservatorio Ghedini di Cuneo dal 2023: attualmente è al secondo anno del triennio accademico e il suo docente è il Maestro Francesco Cipolletta.

Suono il pianoforte su suggerimento dell’insegnante che mi ha introdotto al mondo della musica

Cosa significa per te suonare?

Vuol dire affrontare una sfida ogni volta: sia per imparare un nuovo brano, sia soprattutto per eseguirlo per la mia soddisfazione e per quella del pubblico. Con chi mi ascolta, cerco di condividere sensazioni ed emozioni che possano rimanere impresse grazie alla mia interpretazione.

Da quanto tempo suoni e come hai iniziato?

Il mio percorso musicale ha avuto inizio grazie al consiglio dei miei genitori, che hanno sempre apprezzato e ritenuto importante questa disciplina, e mi hanno dato la possibilità di avvicinarmi alla musica fin da giovane età. Ho cominciato a suonare il pianoforte a otto anni presso una scuola in cui nei precedenti anni avevo imparato le prime basi di ritmica e solfeggio. Per alcuni anni, ho suonato anche il violoncello, poiché ho frequentato una scuola media a indirizzo musicale che mi ha dato la possibilità di scegliere questo strumento.

Come descriveresti la tua esperienza al Conservatorio Ghedini?

Finora la definirei molto positiva. I docenti sono presenti, disponibili ad approfondire vari argomenti didattici e a fornire suggerimenti e consigli. Inoltre, tutto il personale del Conservatorio è sempre stato cordiale e pronto a risolvere eventuali problemi di natura burocratica o pratica. Ho avuto modo di ampliare le mie conoscenze in termini di repertorio e di teoria musicale, e ho studiato per migliorare capacità tecniche ed interpretative: sono proprio questi aspetti che il periodo trascorso in Conservatorio mi ha permesso di sviluppare maggiormente. Con il Maestro Cipolletta sto intraprendendo un nuovo percorso musicale che mi sta aiutando a crescere sotto molteplici aspetti artistici.

Che ambiente hai trovato al Conservatorio Ghedini? Ha influito sulla tua crescita personale oltre che strumentale?

L’ambiente rende possibile un sano confronto musicale con docenti e compagni. In particolare, con questi ultimi è da subito nato uno stimolante spirito di collaborazione che mi ha aiutato nella crescita sì strumentale, ma in gran parte personale: per poter suonare o studiare con altre persone è necessario mettere in pratica capacità relazionali che vanno a fondersi con quelle musicali. Trovo che ciò renda l’esperienza collaborativa più ricca e per certi versi più complessa rispetto all’attività di solista, ed è pertanto una nota positiva dell’ambiente che mi ha accolto in Conservatorio.

Qual è l’insegnamento più prezioso che hai appreso in Conservatorio?

Qui mi sono convinto, ancor più di quanto lo fossi già prima, che lo studio, l’esercizio costante, la perseveranza e la convinzione nel proprio lavoro sono elementi fondamentali per avvicinarsi il più possibile agli obiettivi prefissati, indipendentemente da fattori esterni. Tutti quegli elementi contribuiscono in ogni caso a una sicura crescita tecnica e personale.

Perché hai scelto di aderire alla proposta di farti fotografare e di raccontare la tua esperienza?

Raccontare pubblicamente la mia esperienza mi è parso una delle possibili vie per portare il mio studio e la mia attività al di fuori delle aule del Conservatorio, in attesa di poter fare la stessa cosa anche attraverso regolari esecuzioni in pubblico, affinché siano le mie interpretazioni ad andare oltre le mura dell’Istituto.

Racconta un aneddoto che è avvenuto in Conservatorio.

Poche settimane dopo l’inizio del mio percorso in Conservatorio ho conosciuto uno studente di violino vicino alla laurea. Venuto a sapere che suono il pianoforte, mi ha chiesto se avrei potuto accompagnarlo al suo esame poiché avrebbe presentato due brani composti per violino e pianoforte. È stata una richiesta molto semplice, genuina e spontanea e simile è stata la mia risposta positiva, carica di entusiasmo per il nuovo progetto. Non avrei potuto immaginare che quel rapido incontro avrebbe sancito l’inizio di un’esperienza che mi ha fatto crescere molto musicalmente e personalmente: ho imparato a collaborare con un altro strumentista, a superare le difficoltà nello studiare un repertorio non solistico e infine con il tempo ho capito come gestire al meglio le prove insieme al mio collega, con cui ho condiviso un viaggio impegnativo e ricco di emozioni.

Come descriveresti il lavoro nel mondo della musica e in che modo il Conservatorio ti ha preparato ad affrontarlo?

Non ho ancora avuto modo di vivere il mondo della musica sotto l’aspetto lavorativo, ma per esperienza indiretta posso dire che si tratta di un mondo che presenta diverse figure professionali, come lo strumentista solista, il camerista, l’insegnante, oppure tutti i ruoli legati alla dimensione orchestrale, teatrale ed operistica. Esistono molteplici realtà e associazioni che sostengono tali figure, promuovendo la musica e il mondo dello spettacolo: il mio obiettivo per i prossimi anni in Conservatorio non è solo quello di crescere come musicista in senso stretto, ma anche di diventare maggiormente conscio di quelle che sono le vie per raggiungere il mondo lavorativo, che mi aspetto essere estremamente competitivo.

C’è un brano particolarmente significativo per te e perché?

Il rapporto che instauro con ogni brano che affronto è sempre personale, unico e quasi totalizzante, come se stessi conoscendo qualcuno e volessi diventarne amico. Dunque ogni esperienza di studio è diversa da tutte le altre e ognuna di esse mi regala emozioni e mi offre insegnamenti esclusivi: ciò mi porta ad affermare che non ho un brano particolarmente significativo, in quanto per me lo sono egualmente tutti quelli su cui ho lavorato e che ho poi eseguito in pubblico.

C’è però un’eccezione, legata solamente all’impatto che questo brano ebbe la prima volta che lo ascoltai: furono sufficienti le prime battute per essere subito completamente e irrazionalmente rapito dalla melodia e dalle sensazioni emanate, reazione ben differente dalla mia normale cautela e attenzione agli aspetti formali che caratterizzano e avevano sempre caratterizzato fino a quel momento i miei primi ascolti di nuovi brani. La musica che tanto mi colpì è l’“Andante spianato e Grande Polacca brillante op.22” di Fryderyk Chopin, ascoltata nella versione per pianoforte e orchestra. Ho avuto il piacere di studiare ed eseguire questo brano come pianoforte solo e da allora la mia più grande speranza è di poterlo suonare un giorno insieme all’orchestra. Il forte legame con questo brano è rafforzato anche dal fatto che ho origini polacche, come si può intuire dal mio cognome: ciò mi ha sempre fatto sentire particolarmente vicino a Chopin, di cui peraltro apprezzo anche moltissimo la sensibilità che esprime in tutte le sue composizioni.

Quali obiettivi o sogni hai?

Da un punto di vista personale il mio obiettivo è dare tutto me stesso ogni volta che devo affrontare una sfida, così che, una volta terminata quest’ultima, mi possa sentire soddisfatto e privo di rimorsi. Ciò si ricollega in qualche modo al mio sogno in campo musicale: infatti, mi piacerebbe e mi renderebbe molto orgoglioso potermi realizzare come musicista, esibendomi nelle sale e nei teatri più famosi del mondo e dunque viaggiando molto grazie alla musica. Vorrei che il pubblico non rimanesse indifferente alle mie interpretazioni, vorrei riuscire a condividere con le persone le idee, le sensazioni e le storie che quando suono prendono vita in me, in modo da venire ricordato e apprezzato per quello che riesco a suscitare nei miei ascoltatori.

Come ti vedi da qui ai prossimi dieci anni, in relazione alla musica?

Ho intenzione di continuare a studiare ed esercitarmi, dunque al termine di questo periodo mi aspetto sicuramente di essere più abile tecnicamente e di avere una più ampia conoscenza del repertorio pianistico. Inoltre, voglio sfruttare i prossimi anni per esibirmi maggiormente in pubblico, attraverso concorsi, concerti o eventi musicali di vario genere: in questo modo potrò accrescere la mia esperienza e migliorare la gestione delle emozioni che il palcoscenico suscita in me. Con il trascorrere del tempo una crescita sotto questi aspetti mi porterà ad essere musicalmente più maturo e conscio dei miei mezzi, elementi fondamentali per la costruzione di quella che sarà la mia filosofia musicale, una sorta di impronta interpretativa che mi caratterizzi e distingua da tutti gli altri pianisti.